Caramelle avvelenate, rasoi nelle mele candite, gatti neri sacrificati: per molti la notte di Halloween non sarebbe altro che una ghiotta opportunità per maniaci. Il cosiddetto sadismo di Halloween però non esiste. Una bufala, o meglio un vero e proprio filone di leggende metropolitane che tornano ogni anno in circolazione. Ma qual è la loro storia?
Come abbiamo spiegato su Wired è molto difficile risalire con precisione all’origine delle leggende, ma nel caso delle caramelle avvelenate l’analisi delle cronache e del loro contesto storico possono avvicinarci molto alla risposta.
Il crimine perfetto?
Le storie di caramelle avvelenate circolano almeno da quando la loro produzione è diventata industriale. Si diceva che il mercato era invaso da caramelle adulterate, spesso per abbassare i costi. Un dolciume apparentemente innocuo poteva contenere qualunque schifezza, dalla colla alle vernici, alla limatura di ferro, e le vittime erano numerose.
La professoressa Samira Kawash autrice di Candy: A Century of Panic and Pleasure (Straus and Giroux, 2013) spiega però che tra l’800 e il ‘900 non risultano casi di avvelenamento riconducibili a caramelle avariate normalmente in commercio.
Diverse analisi conclusero che persino le caramelle di ultima scelta disponibili sul mercato erano sicure. A parte tracce di rame presumibilmente derivate da bollitori non rivestiti, non c’era nessuna delle terribili sostanze descritte nelle voci e dai giornali.
Ma specialmente quando c’era una giovane vittima apparentemente intossicata, le dicerie prima e i giornalipoi (e viceversa) tendevano a trovare la causa nei dolciumi industriali, anche se i fatti portavano a conclusioni più ordinarie (meningite, carne avariata, fughe di gas, tubercolosi.